In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, Eurostat ha pubblicato il 21 marzo 2025 l’ultimo aggiornamento dell’indice di sfruttamento idrico (WEI+). L’indicatore, che compara i prelievi di acqua dolce con le risorse rinnovabili disponibili, fissa la soglia di “scarsità” al 20%: la media UE si attesta al 5,8% (dato 2022), appena 0,9 punti in più rispetto al 2000. L’Unione, quindi, non è globalmente a rischio, ma persistono criticità nazionali: Cipro registra un WEI+ del 71%, Malta del 34% e la Romania del 21%.

Sul fronte italiano, l’Istat – nello stesso giorno – ha diffuso il report 2020-2024. Spicca il 2023, anno siccitoso che ha imposto misure di razionamento in un terzo dei capoluoghi del Mezzogiorno (14 capoluoghi su 109 a livello nazionale). Il servizio di distribuzione idrica copre quasi tutto il Paese: nel 2022 soltanto 13 Comuni, con 58.000 abitanti complessivi, ne erano privi e ricorrevano a pozzi privati. La fognatura pubblica raggiunge totalmente o parzialmente il 99,5% dei Comuni, ma più di 6,6 milioni di persone restano fuori rete.

Resta elevata la diffidenza verso l’acqua del rubinetto: nel 2024 il 28,7% delle famiglie dichiara di non fidarsi a berla, in lieve calo sul lungo periodo (40,1% nel 2002) ma stabile rispetto al 2023. Il divario territoriale è netto: la sfiducia supera il 48% nelle Isole, mentre scende sotto il 20% nel Nord-Est.