Il consumo di suolo in Italia continua a procedere a un ritmo nettamente superiore rispetto agli interventi di recupero ambientale. Nel solo 2024, oltre 83 chilometri quadrati di territorio sono stati trasformati in superfici artificiali, a fronte di appena 5 chilometri quadrati di aree naturali ripristinate.
È quanto emerge dal Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici – Edizione 2025”, pubblicato dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA) e presentato nell’ottobre 2025. Secondo il documento, infrastrutture, edifici e altre coperture impermeabili occupano ormai più di 21.500 km² del territorio nazionale, determinando una perdita in larga parte irreversibile di suoli naturali, agricoli e seminaturali.
Tra i principali fattori di pressione spiccano le aree di cantiere, che rappresentano oltre la metà del nuovo consumo di suolo. Si tratta in gran parte di trasformazioni destinate a diventare permanenti, con un margine di ripristino molto limitato. Un contributo rilevante proviene anche dagli impianti fotovoltaici a terra e dalle piattaforme logistiche, che incidono soprattutto sul cosiddetto consumo reversibile. In forte crescita è, inoltre, il fenomeno dei data center, legato alla domanda di servizi digitali e cloud, che nel 2024 ha interessato più di 37 ettari di superficie, concentrati prevalentemente nel Nord Italia.
Dal punto di vista territoriale, le percentuali più elevate di copertura artificiale si registrano in Lombardia, Veneto e Campania, mentre la Valle d’Aosta rimane la regione meno interessata dal fenomeno. Il Rapporto conferma così un trend strutturale che mette sotto pressione i servizi ecosistemici e rafforza l’urgenza di politiche efficaci di contenimento e rigenerazione del suolo.
Il rapporto è disponibile qui.